La nostra missione

recitata da Aurelio Gallo

Ogni paese ha le sue consuetudini, le sue usanze, le sue tradizione e tante storie racchiuse in ciò che, da sempre, distingue un paese dall’altro; il dialetto.

Il dialetto è il segno di riconoscimento di un popolo che, in quanto tale, non può e non deve rinunciare al ricordo delle sue origini; è come la cifra ricamata sulla camicia migliore, è un segno inconfondibile di appartenenza a un qualcosa che, seppur piccolo, ha più storia di una intera nazione.

E quella storia è fatta di proverbi, di “stradinomi” dati a ragion veduta, di aneddoti e di storie bellissime, intrise di comicità e di saggezza popolare, che ormai solo chi si può fregiare del titolo di “nonno”, può ancora raccontare.

Purtroppo però, ogni “nonno” che ci lascia, si porta via un pezzetto di quel meraviglioso mosaico, rendendolo sempre più incompleto.

Finora i tentativi di “fermare” il dialetto sono stati demandati alla sua trascrizione, con tutte le difficoltà che solo un immenso amore e un tenace impegno hanno consentito di superare.

Su tutti, e non ce ne vogliano gli altri a cui va comunque il nostro incitamento a continuare, ricordiamo il maestro Mario Marini che ci ha lasciato una importante raccolta di termini, un vero e proprio vocabolario del dialetto viguzzolese.

La scrittura del dialetto, così ricco di sfumature fonetiche che possono trasformare una sillaba di due sole lettere in addirittura 4 vocaboli differenti, risulta praticamente impossibile nell’epoca digitale, dove si scrive solo tramite la tastiera di un pc a cui, degli accenti e di tutti gli altri simboli fonetici, importa proprio nulla.

E ancora più difficile risulta, ai più, interpretare tali termini dalla loro scrittura.

Estrapoliamo dal libro di Mario, per esempio, le parole "sole", "giogo", "sù" e "giù": esse si traducono con l’unica sillaba “su” pronunciata in 4 modi diversi. Mario ha trovato il modo di trascrivere tali termini, di stabilirne una grammatica ed una trascrizione fonetica (su, ṣu, sü e ṣü); quanti, però, sarebbero in grado, leggendoli, di riprodurli, senza conoscerli a priori o senza saperne il significato?

Proprio per questo e grazie alle nuove tecnologie, abbiamo pensato e provato a fare in modo che il nostro dialetto non vada perduto.

Siamo partiti dal prezioso lavoro di Mario e abbiamo tentato di trasformarlo da scritto a parlato.

Senza la la pretesa di averlo fatto nell’unica forma corretta, ma con l'intento di fotografare il dialetto com’è oggi, abbiamo registrato la pronuncia di ogni singolo vocabolo e abbiamo abbinato ogni suono al corrispondente "tasto" virtuale che, al semplice click del mouse, lo riproduce.

Abbiamo fatto lo stesso anche con le frasi idiomatiche, i proverbi e i modi di dire riportati da Mario e che aiutano a capire non solo la pronuncia di ogni singolo vocabolo, ma anche il suo uso in conversazione.

Abbiamo iniziato a integrare il tutto con alcune schede che illustrano anche graficamente il vocabolo e ne trattano le varie forme articolate, sia singolari che plurali.

Poi, pensando a come rendere tutto ciò disponibile a tutti, abbiamo deciso che l'unica soluzione era quella di metterlo in rete, su Internet.

Diventerà così fruibile da tutti coloro che, da vicino o da lontano, si sentono viguzzolesi, ma, soprattutto, dai giovani biṣgulè che spesso il dialetto vorrebbero parlarlo, che altrettanto spesso evitano di farlo per la paura di farlo in modo errato, ma che sono gli unici eredi di questo piccolo "tesoro".

La speranza è che queste persone e questi giovani, senza tralasciare, ma anzi coltivando la lingua italiana, trovino uno spunto e un incentivo a non dimenticare le loro origini e quella che è stata ed è ancora la “lingua” del loro popolo.

Vorremmo però che la "missione" non si esaurisse qui.

Ci auguriamo che tutti, con idee, scritti, audio, video e quant'altro possa tornare utile allo scopo, si sentano di contribuire e che questo lavoro, diventi solo la base da cui partire per ampliare il discorso, e renderlo ogni giorno più completo.

 

Carlo Cacciatore